Il disturbo d'attacco di panico fa parte dei disturbi d’ansia, si manifesta in modo improvviso e inatteso e raggiunge l’acme nell’arco di dieci minuti.
I sintomi caratteristici sono:
Dopo l’episodio la vita cambia: il paziente vive nel terrore che l’attacco si ripresenti (ansia anticipatoria) ed evita di fare le cose che stava facendo al momento dell’attacco, che ormai nella sua mente si sono associate al disturbo.
Se per esempio l'attacco è comparso mentre era alla guida avrà paura di rimettersi al volante, se era in un centro commerciale cercherà di non andarci più e così via,
Il paziente entra così nel circolo vizioso dell'ansia anticipatoria con importanti modificazioni del comportamento e limitazioni della propria vita
L’ansia in generale ha radici profonde che affondano nel passato. Le esperienze fatte in età infantile possono determinare una maggiore probabilità che si manifesti un problema di ansia in età adulta.
In particolare può accadere che alcune esperienze infantili producano emozioni talmente forti che il bambino per difendersi se ne allontana, come ad esempio la rabbia, il dolore, la tristezza, la paura, e che queste emozioni rimangano lì ferme come cristallizzate, bloccate.
E così può capitare che, a un certo punto della vita, queste emozioni sepolte dentro di sé riaffiorino tutte insieme
provocando uno stato ansioso o anche attacchi di panico. In genere il panico si manifesta dopo eventi traumatici, come un lutto o il passaggio dal mondo della scuola a quello del lavoro o una separazione, fatti che rievocano emozioni dolorose non rielaborate nel passato.
Non subito, però, ma a distanza di un po’ di tempo e cioè quando superati quei momenti difficili si ha l’impressione di essere ritornati alla normalità.
È come un fulmine a ciel sereno che si manifesta quando meno lo si aspetta, tanto che spesso chi ne è vittima non lo collega a quell’evento passato e per questo spaventa ancora di più.
Esistono diversi farmaci che placano l’ansia, ma non bisogna dimenticare che l’ansia è un sintomo, perciò se si vuole davvero guarire, bisogna andare più nel profondo, all’origine del problema, lavorando con la persona sulla sua emotività.
I farmaci quindi, possono essere utili se la vita del paziente è gravemente limitata dall’ansia: è compito del medico di medicina generale valutare quest’aspetto, ma poi è necessario orientarsi verso una psicoterapia.
Come per tutti gli altri disturbi si lavora con il paziente per aiutarlo a riprendere la sua crescita emotiva e a rinforzare e a volte ricostruire quella fiducia di base che non si è costruita durante l'infanzia cercando nella sua storia personale il significato di quanto gli sta accadendo.
Nella relazione terapeutica s’impara ad ascoltare esprimere e analizzare le proprie emozioni.
Per riuscire a fare tutto questo, però, è fondamentale che da parte della persona ci sia una forte motivazione a risolvere il problema.
L'artefice della guarigione è la relazione che si crea tra terapeuta e paziente:da questa base sicura il paziente può esplorare e rielaborare le propie emozioni.
Bisogna diffidare di chi promette di curare l’ansia in poche sedute. Per una benefica terapia a lungo termine e per un risultato duraturo sono necessari tempo e impegno da parte sia del paziente sia del suo terapeuta.
Dr.ssa Gabriella Bertuletti
Psicologa Psicoterapeuta a Bergamo
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